Incontro con Patrice Leconte: “Le commedie francesi piacciono perchè sono universali”

Il regista francese Patrice Leconte ama misurarsi con diversi generi cinematografici da molti anni. Infatti della sua ricca filmografia possiamo ricordare Il Mo Migliore Amico, il drammatico Una Promessa o il bizzarro film d’animazione La Bottega dei Suicidi. Il 29 Ottobre Leconte torna sul grande schermo con la commedia Tutti Pazzi in Casa Mia, ispirata all’omonima piece teatrale che ha riscosso un grande successo a Parigi per un’intera stagione e, per l’occasione è stato ospite a Roma dove ci ha raccontato della sua passione per il cinema, dei tratti fondamentali della sua professione e della realizzazione di questo ultimo film.

Lei aveva un padre cinefilo anche se lavorava in tutt’altro settore,  cosa si ricorda di questo?

Io sono un provinciale e rivendico queste origini. Non sono nato e cresciuto a Parigi. Mio padre amava molto il cinema e spesso mi ci portava per film di ogni tipo, da quelli più popolari a quelli più d’essai. Però la cosa che mi ha definitivamente scoccare la scintilla e mi ha fatto venire la voglia di fare cinema è stato un festival di cortometraggi vicino casa, perchè mi sono reso conto che il mio sogno di fare film era una cosa possibile. Spesso erano film semplici e così pensavo: ‘posso provare a farli anche io’. Mio padre aveva anche una cinepresa per fare filmini di famiglia e me la prestava. Non era un mezzo per girare Il Gattopardo o 8 e mezzo ma potevo esprimere la mia vena artistica e ho imparato molto. Sono rimasto sorpreso dai giovani che vogliono fare subito un lungometraggio come primo film. 

Cosa raccontavano i suoi cortometraggi? Esistono ancora?

Erano soprattutto commedie perchè mi piaceva far divertire la gente, ma sono andati persi e distrutti e ne sono molto contento. E’ un po’ come sfogliare un libro di vecchie fotografie e quando vedete le foto da adolescenti è un periodo ingrato e vorreste strappare quelle pagine…per i corti è la stessa cosa.

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Ha citato due film italiani come Il Gattopardo e 8 e Mezzo. Cosa ne pensa del cinema italiano?

Cito più volentieri film italiani quando sono in Italia, ma per me il cinema italiano ha avuto una grande importanza con Visconti, Antonioni, Fellini, Ermanno Olmi, Zurlini, Scola…molti dei loro film sono stati molto importanti per me perchè rappresentavao l’eleganza della messa in scena, l’immaginario e la fantasia, avevano bravi attori etc… per parlare del presente La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino lo ritengo un capolavoro assoluto.

Come nascono i suoi film?

All’inizio ho fatto delle commedie però sentivo che volevo esprimere altro, e dopo 5-6 commedie ho cominciato a fare film molto diversi tra loro. Per l’ispirazione non so quando nasce in me l’idea di un film. A volte può nascere da un sogno, da altri film, o dagli amici che mi prestano un libro… Spesso si dice che i grandi cineasti non facciano altro che scavare lo stesso solco per tutta la vita, forse io non sono così ma non mi importa. Mi sono sempre dato la libertà di cambiare generi.

Per Tutti pazzi in casa Mia qual è stata la molla per portare avanti il progetto?

Questo film è basato su una piece teatrale recitata a Parigi per un’intera stagione con molto successo. Un giorno un produttore mi ha consigliato di andarla a vedere e mi sembrava un’occasione per parlare delle nostre vite turbinose, troppo rapide per noi e l’occasione di tornare alla commedia pura e ritrovare Christian Clavier che amo molto, ma con cui non avevo mai lavorato mai da solo. Così ho accettato il progetto. La piece non aveva questo ritmo sostenuto. Ogni volta che faccio un film mi pongo la domanda di come farò la regia. Faccio io stesso le inquadrature dei miei film e questo l’ho fatto come fosse un reportage con la macchina in spalla e un montaggio molto veloce. Nella piece era Fabrice Luchini il protagonista, ma non ha accettato di fare il film e penso che sia andata meglio così perchè il personaggio del film è un grande egoista, ma Clavier lo rende comunque empatico e simpatico, mentre con Luchini non si sentiva questa stessa empatia con il personaggio.

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Le commedie spesso hanno una forte connotazione nazionale, ma stranamente alcune delle commedie francesi hanno successo sia in Italia e in Spagna…forse per gli argomenti più universali. Il protagonista non riesce a trovare un’ora di tranquillità e ci si può facilmente identificare tutti in questo.

Come lavora con gli attori?

Facendo io le inquadrature ho una certa intitmità con gli attori rispetto ad altri registi. Ammiro molto i registi che improvvisano ma io non ci riesco.

Ci può spiegare il finale di questo film e perchè le figure femminili dei suoi film sono sempre molto piacevoli esteticamente ma sembrano una specie di Maga Circe?

Il finale è molto diverso dalla piece teatrale, lo abbiamo inventato completamente e mi sembrava importante che arrivasse la bambina per porgere a Clavier uno specchio e mostrargli il suo egoismo e mostruosità.  Grazie a questo il personaggio ci risulta simpatico e c’è una piccola sorpresa finale. Per i personaggi femminili nella piece erano più caricaturali e meno interessanti e ho corretto un po’ il tiro. 

Che consigli si sente di dare ai nuovi aspiranti registi?

Oggi fare un cortometraggio è facile…basta una piccoa telecamera, un software di montaggio sul pc e con questi strumenti non si gira Titanic ma si può cominciare a capire cosa vuol dire fare cinema. L’altro consiglio è andare molto al cinema per capire gli aspetti tecnici per cui un film ci piace più di un altro. E poi farsi la domanda ogni mattina: “Perchè voglio fare cinema?” Se trovate una risposta personale e pertinente a questa domanda bisogna continuare a porsela prima di cominciare a fare cinema. Wim Wenders come Presidente della Giuria a Cannes, quando i giornalisti gli hanno chiesto perchè fa film, ha risposto: per rendere il mondo migliore. A me è sembrato molto presuntuoso, ma era in realtà una risposta fantastica e io ho sbagliato perchè voleva dire che facendo film cercava di rendere il mondo migliore anche se in piccola parte.