Se vi comincio a parlare di ‘gonzo journalism’ e di Johnny Depp, vi dovrebbe subito venire in mente uno dei film mitici degli anni ’90 Paura e Delirio a Las Vegas, adattamento cinematografico del romanzo di Hunter S. Thompson Paura e Delirio a Las Vegas. Diretto da Terry Gilliam, questo film parlava della bizzarra avventura on the road intrisa di alcool e droghe, del giornalista Duke e il suo amico e collega Gonzo, interpretato da Benicio Del Toro. Oggi, a circa quindici anni di distanza, Johnny Depp torna protagonista di un film ispirato ad un libro di Thompson, intitolato The Rum Diary e atteso sul grande schermo il prossimo 24 Aprile.

Scritto e diretto da Bruce Robinson, The Rum Diary nasce da un’idea di Depp di rendere omaggio allo scrittore suo grande amico, dopo che rimase colpito da questo manoscritto negli anni ’90 nella casa di Thompson a Woody Creek. La storia si ispirava molto ad una reale esperienza dello scrittore trasferitosi a Puerto Rico per scrivere su una rivista sportiva “El Sportivo” per poco tempo tra gli anni ’50 e ’60 e nel 1959 scrisse The Rum Diary, senza però pubblicarlo. “Mi sono imbattuto per caso in The rum Diary. Ero con Hunter nel seminterrato della sua casa di Woody Creek, in quella che era chiamata la ‘stanza della guerra’ ed era piena di scatoloni. Non sapevo cosa ci fosse dentro, così ho iniziato ad aprirli tutti e ad un certo punto è saltato fuori un manoscritto intitolato The Rum Diary‘ ricorda Depp. Thompson esclamò: ‘ Oh Gesù, sì, l’ho scritto nel 1959‘ e Depp replicò : ‘ Cristo leggiamolo, vediamo di cosa parla’. E con qualche anno di distanza finalmente arriva al cinema con una storia interessante, piena e con le atmosfere molto simili a Paura e Delirio a Las Vegas, anche grazie al colore della pellicola che ricorda le fotografie degli anni ’50 a causa dello stile di ripresa scelto dal regista, girando in 16mm.

Paul Kemp (Johnny Depp) è un giornalista di New York che si trasferisce a Puerto Rico per cominciare a lavorare per il The San Juan Star, un quotidiano locale in crisi gestito da un direttore insicuro e stanco interpretato dal bravissimo Richard Jerkins. Kemp è un professionista e ha intenzione di diventare un bravo giornalista, ma il suo grande problema è la forte dipendenza dall’alcool che lo accompagna fin dalle prime ore del mattino nella sua camera d’albergo in perenne disordine cronico. L’incontro con il fotografo Sala (Michael Rispoli) lo porterà a stabilirsi sul posto, trovando un appartamento e nuovi posti dove sbronzarsi e parlare male del giornale. Ma il vero incontro che cambia il corso della vita di Kemp è quello con la bella Chenault (Amber Heard), già fidanzata di Sanderson (Aaron Eckart), un importante uomo d’affari della zona che ha fatto i soldi con la speculazione edilizia in quel paese. Una volta entrato nel giro di quest’ultimo, Kemp viene coinvolto nel progetto ambizioso di costruzione di alberghi di lusso e condomini sull’isola incontaminata. Tutto sembra allettante e dorato, quando Kemp apre gli occhi e capisce di non voler nascondere la testa sotto terra, ma di usare la professione del giornalista per far davvero luce sulla verità. Non sarà impresa facile.

Nello stile generale, The Rum Diary ricorda molto Paura e Delirio a Las Vegas: Duke e Gonzo sono diventati Kemp e Sala, l’alcool e la droga sono co-protagoniste scomode e anche per quanto riguarda le scene vere e proprie, l’inizio di questo nuovo film è un omaggio al risveglio dei due amici stravolti e allucinati di Terry Gilliam nella stanza d’ albergo di Las Vegas ridotta ad un’enorme pattumiera e caos di colori e odori. Johnny Depp appare indubbiamente nei suoi panni, per un ruolo che sembra scritto per lui, e anche il cast scelto per affiancarlo convince completamente, non solo Richard JerkinsMichael Rispoli e Aaron Eckart, ma soprattutto Giovanni Ribisi nel ruolo esilarante e sopra le righe di Moberg, giornalista ormai in preda totale ad alcool e droga da molto tempo, ma con una sua spassosa logica della vita. La struttura narrativa funziona, aiutata soprattutto da una sceneggiatura ricca e curata. Non mancano scene divertenti e battute taglienti che fanno sorridere, ma i punti deboli sono l’eccessiva lunghezza e la lentezza della parte centrale, che esita troppo sul rapporto di Kemp e Chenault, quando ci si potrebbe concentrare sul cuore della storia. Il rapporto di Kemp e Chenault non funziona anche per l’attrice scelta, indubbiamente molto bella ma che non lascia il segno nella recitazione e accanto ad un attore come Depp fatica a sembrare padrona delle sue battute. Un film convincente e da vedere, ma molto lontano dall’originalità e creatività del primo film da un libro di Thompson, Paura e Delirio a Las Vegas.

 TRAILER

[nggallery id=118]