The Vanishing – Il Mistero del Faro, la recensione del thriller con Gerard Butler

The Vanishing – Il Mistero del Faro, anche grazie alla fotografia dai toni “spenti” di Jorgen Johansson, sembra essere sempre sul punto di essere travolto da una tempesta, anche nelle scene più quiete, in cui il cielo è meno plumbeo. È forse questo il più grande successo del thriller diretto da Kristoffer Nyholm, regista formatosi in televisione con la serie The Killing: comunicare la presenza di pericolo costante, anche quando esso non è immediatamente percepibile. Il film esaspera questa sensazione attraverso il sound design (il vento che soffia, i rumori sinistri) e le tante immagini hitchcockiane che si traducono in presagi (le decine di uccelli trovati morti).

Il gruppo dei tre personaggi principali (uno giovane, uno adulto e uno anziano) sarà caratterizzato fin dall’inizio come un gruppo di animali: il più piccolo (e quindi anche quello con più energie) che vuole cogliere di sorpresa quello di mezza età (cioè il suo diretto rivale) e quello più in avanti con gli anni che invece svolge un ruolo di “guida”. Quelli di The Vanishing – Il Mistero del Faro sono personaggi di poche parole, che dicono solo quello che è necessario dire. Il film ne è consapevole e declina la sua narrazione in chiave virile, mettendo in scena l’amicizia (e la lotta) fra maschi. Non a caso l’unica donna del film compare nella prima scena per poi scomparire.

 

The Vanishing – Il Mistero del Faro: il lavoro sugli attori

Quello che davvero sorprende di The Vanishing – Il Mistero del Faro è però la direzione degli attori. Il personaggio di Peter Mullan, granitico e statuario come sempre, sembra assumere un peso specifico nella narrazione grazie alla regia di Nyholm, che lo inquadra facendo capire allo spettatore l’invadenza di questo padre che non ammette i propri errori in un nucleo famigliare che, evidentemente, proviene da una società tradizionale e (ancora) patriarcale. Sono cose che non capiamo dai dialoghi, ma dal modo in cui Nyholm muove la macchina da presa attorno a questo vecchio lupo di mare.

Al contrario Gerard Butler, solitamente un attore che domina la scena, impossibile da “marginalizzare” nel fotogramma, viene spesso relegato in secondo piano, addirittura ignorato dalla cinepresa. Questo processo di “ridimensionamento”, di riduzione in scala di un interprete solitamente abituato a recitare in over-acting, si rivela sorprendentemente efficace nel tratteggiare il personaggio e la sua relazione con gli altri due comprimari (il vecchio Thomas e Donald, la giovanissima nuova leva).

The Vanishing – Il Mistero del Faro: un finale frettoloso

Tutta la costruzione fatta sui personaggi sembra però crollare nell’ultimo atto, quando un elemento esterno entra in gioco e il carattere di uno dei protagonisti cambia completamente e repentinamente. Da quel momento in poi il film di Nyholm sembra perdere la rotta, arenandosi in prevedibili soluzioni di sceneggiatura che non sorprendono mai e minano il complesso lavoro svolto sugli attori (e sui loro personaggi) fino a quel momento. Fortunatamente quelle di Butler, Mullan e Swindells sono le facce perfette per questo film e la loro capacità di catalizzare l’attenzione dello spettatore rimane intatta anche quando il film inciampa.

A causa però di una narrazione dai molti limiti, The Vanishing – Il Mistero del Faro rimane un thriller incompiuto che disperde le energie inizialmente incanalate nella giusta direzione e perde anche l’occasione di dare un senso alla sua interessante collocazione temporale, cioè i primi anni del XX secolo, mettendo in scena una violenza in grado di anticipare e comprendere quella che verrà dopo, nei cento anni successivi.

The Vanishing – Il Mistero del Faro, la recensione del thriller con Gerard Butler
60 Punteggio
Pro
Ottime scelte di casting, regia attenta, superba direzione degli attori
Contro
Sceneggiatura limitata, ultimo atto frettoloso
Regia
Sceneggiatura
Cast
Colonna Sonora