La forma dell’acqua, chi è l’uomo-anfibio | L’amore dietro l’apparenza

L’uomo anfibio di La Forma dell’Acqua (Foto: Ufficio Stampa) – Newscinema.it

Sono tantissime le creature del cinema: alcune incutono timore, altre sono simpatiche, altre ancora si presentano come macchine da guerra senza alcun pudore nel manifestare il proprio istinto killer.

Quella su cui oggi vorremmo focalizzarci è un misto tra queste, ma prima di tutto è veicolo di amore senza riserve, oltre che essere protagonista del film La Forma dell’Acqua. Parliamo dell’anfibio umanoide appartenente al capolavoro di Guillermo Del Toro.

Origine del mostruoso uomo-anfibio

Spesso le creature narrate dal regista messicano sono a tutti gli effetti dei veri e propri mostri e anche questo verdastro essere non è di certo da meno. L’uomo anfibio (che cela sotto la sua pelle di make-up prostetico il celebre attore trasformista Doug Jones) pur essendo originale nella sua caratterizzazione, ha un’evidente legame con un’altra creatura iconica del cinema. Stiamo parlando ovviamente del film Il mostro della laguna nera (o Creature from the Black Lagoon in originale) che nel 1954 si mostrava al pubblico col suo misterioso design e che più di sessant’anni dopo rivive attraverso l’omaggio di Del Toro.

Il regista ha dichiarato che rimase affascinato dal film durante la sua infanzia, tanto che dopo un’iniziale accordo con Universal per realizzarne il remake, chiese di poter girare il lungometraggio dal punto di vista della creatura, ma la casa di produzione rigettò l’idea.

Leggi anche: Il cinema (politico) di Guillermo Del Toro

Ѐ stato inoltre dichiarato dallo scenografo Paul D. Austerberry che la prima ispirazione di Del Toro fu quella di realizzare il film totalmente in bianco e nero ma in seguito gli fu concesso più budget al fine di girarlo a colori. A conti fatti ci sono voluti nove mesi per finalizzare completamente questa nuova creatura, che attinge di sicuro da quella del ’54 ma che sa anche trovare una sua identità attraverso una chiave più moderna.

la forma dell'acqua creatura
La Forma dell’Acqua (Foto: Ufficio stampa) – Newscinema.it

Cosa rappresenta la creatura ne La forma dell’acqua

Aiutato dal cullare delle magiche sonorità di Alexandre Desplat e la suggestione estetica di un dark fantasy raffinato e sensibile, anche una creatura mostruosa può assumere tutto un altro sapore. Qui come in altre opere, Del Toro ci tiene a dimostrare che i veri mostri sono il più delle volte le controparti umane e non quelli dall’apparente fisionomia strana.

Come spiega il regista, l’uomo-anfibio non è un animale ma un dio dell’Amazzonia, venerato dagli indigeni. Quando una compagnia americana arrivò per estrarre il petrolio, uccise gli indigeni e trovò la creatura. L’uomo-anfibio fu allora ingabbiato e portato nel laboratorio con l’obiettivo di sfruttarlo per poter avere il sopravvento durante la Guerra Fredda.

Dotato di poteri curativi (e forse anche di altro che non ci è dato sapere) viene adorato nel suo habitat quanto schiavizzato poi, per interessi di varia natura. La mancanza di ulteriori retroscena per la creatura non è un deficit del film, anzi al contrario dona quel pizzico di mistero utile a lasciare lo spettatore incuriosito e non completamente sazio.

Che sia nato nell’acqua o che sia una divinità che in qualche modo ci è finita in seguito, continuerà ad essere un mistero che potrà essere colmato solamente dall’immaginazione di ognuno di noi, rendendo l’esperienza con La forma dell’acqua unica per ognuno.

Leggi anche: I mostri più strani mai visti in un film

Il tema del diverso nel cinema di Del Toro

Durante la sua carriera Guillermo Del Toro ci ha saputo appassionare e convincere con il suo stile gotico e cupo ma anche pregno di sentimento. Un po’ come Burton, ma in maniera molto differente, il regista messicano ha utilizzato molto spesso creature grottesche per veicolare il tema del diverso in contrapposizione a ciò che è l’apparenza.

Ostili e spesso raccapriccianti, gli essere nati dalla mente del regista reggono la scena mutando narrativamente e trovando spesso una sorta di accoglienza, che scalza l’iniziale emarginazione. Basti pensare a titoli come Il labirinto del Fauno o Crimson Peak ma anche i più recenti Nightmare Alley e in qualche modo il suo meraviglioso e di certo discriminato burattino, Pinocchio.

Attraverso la sua esplorazione dell’orrore visionario dunque, Del Toro racconta il fascino dell’imperfezione, affidandosi a uno stile favolistico che gioca tra le tenebre e la luce dell’amore. Tutto questo ne La forma dell’acqua e quindi nel nostro caro anfibio umanoide, risuona più armonioso che mai esplodendo in un’ondata di poesia filmica.