Tratto dall’omonimo romanzo di Azar Nafisi, edito da Adelphi, Reading Lolita in Tehran concorre nella sezione Progressive Cinema della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Ne firma la regia Eran Riklis, mnetre protagonista è la cantautrice franco-israeliana Golshifteh Farahani.
La storia di Azar Nafisi, autrice del bestseller da cui è tratta la pellicola Reading Lolita in Tehran, ha una storia interessante ed emblematica. Nata da una coppia di genitori schierati e impegnati politicamente, la scrittrice ha trascrso gran parte della sua vita tra l’Inghilerra e gli Stati Uniti, prima da ragazza, poi da adulta. Dopo gli studi è infatti tornata nella sua città natale, nella quale ha insegnato letteratura per circa 18 anni, sino a quando non è stata espulsa a causa del suo abbigliamento.
Le vicende della Nafisi sono ben illustrate nel suo libro – tradotto in oltre 130 lingue – e adattate sul grande schermo in maniera alquanto didascalica ma efficace. Il (grande) pubblico ha così modo di avvicinarvisi, venendo portato a porsi domande, a riflettere e a ragionare sulla situazione che vive una parte del mondo. Come immaginabile, lo sguardo femminile la fa da padrone, ma dal discorso non sono escluse le figure maschili, cruciali in un modo o nell’altro.
Reading Lolita in Tehran | Quando la letteratura insegna la vita
Girato in Italia e distribuito in sala da Minerva Pictures – sebbene non si conosca ancora la data ufficiale – Reading Lolita a Tehran racconta la storia di Azar (magistralmente interpretata da Golshifteh Farahani, già vista e ammirata in un prodotto di tutt’altro genere quale Tyler Rake), al suo ritorno in Israele. Siamo sul finale degli anni Settanta e le cose a Tehran sembrano volgere per il meglio, in seguito alla rivoluzione di Khomeini. Pieni di grandi aspettative, di sogni e di ambizioni, oltre che di un desiderio di “rivincita”, Azar e il marito Bijan (Arash Marandi) iniziano la loro nuova vita nella loro terra d’origine.
Professoressa di letteratura presso l’università, Azar tiene dei corsi molto apprezzati, soprattutto dalle donne, durante i quali vengono letti e analizzati testi alquanto pericolosi dal punto di vista politico e religioso del posto. Da Lolita di Nabokov a Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, passando per Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitgerald, la donna tenta di stimolare i suoi studenti, donando loro gli strumenti e le idee per esprimere se stessi e, lì dove necessario, combattere contro le ingiuste imposizioni.
La zona grigia dell’umanità
L’Occidente e l’Oriente vengono così messi a confronto, attraverso uno sguardo che fa fatica a mantenersi imparziale, ma che sembra piuttosto insistere sugli squilibri di un sistema ormai talmente radicato e diffuso da far paura. Sebbene sia complicato dare giudizi, poiché saranno sempre inevitabilmente condizionati dal proprio vissuto, risulta interessante scoprire come ogni essere umano contenga numerose correnti che lo attraversano. Il bene e il male sono due concetti sin troppo semplicistici per far sì che abbiano un reale significato, la zona grigia rimane la più popolata.
E così, in Reading Lolita in Tehran, incontriamo uomini disposti a sacrificare un po’ della loro mascolinità e del loro orgoglio per far sì che la donna che amano sia serena e abbia una sua identità, donne che scelgono di portare il velo e non lo considerano un’imposizione, giovani che imbracciano un cartellone di protesta consapevoli di rischiare la vita. L’umanità messa in scena dalla storia appare varia e reale, permettendo alla pellicola di emozionare senza mai forzare troppo la mano in un senso o nell’altro.
Se di violenza se ne percepisce tanta, non è necessario mostrare tutto per farne capire gli effetti. Al tempo stesso lo sviluppo lineare, con i salti temporali ben scanditi, rende la fruizione particolarmente facile e stimola a domande importanti, che riguardano il futuro e la speranza di gran parte della popolazione mondiale.